Palermo, 20 apr. (AdnKronos) – Avrebbero costretto gli operai a operare in condizioni disumane, pagati tre euro l’ora senza alcun diritto previsto dalle leggi. Sono così finiti in carcere due imprenditori agricoli ragusani, altri due sono stati denunciati. Sequestrati fitofarmaci utilizzati dai lavoratori privi di patentino che ne attestasse l’avvenuta formazione per l’impiego. Gli alloggi fatiscenti sono stati ispezionati dai tecnici del comune di Scicli che hanno già riscontrato diverse difformità. In manette sono finiti M.C. di 40 anni e P.C. di 53 anni per sfruttamento della manodopera. Gli uomini della Squadra Mobile, coadiuvati dal personale del Commissariato di Modica, dall’Ispettorato del Lavoro e dall’ASP (Ufficio Igiene e Spreseal Servizio prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro), hanno effettuato alcuni controlli presso aziende sedenti nel territorio di Scicli.
Uno dei controlli effettuato a Scicli presso un’azienda florovivaistica ha permesso di riscontrare la presenza di numerosi lavoratori di varie nazionalità intenti a coltivare le serre di un’azienda agricola e curare il bestiame di un’azienda attigua che si occupa di zootecnica, gestita peraltro dal padre di uno degli arrestati. Il controllo accurato operato dagli uomini della Squadra Mobile diretti dal vicequestore aggiunto Antonino Ciavola e da tutti gli altri attori che a vario titolo ispezionano le aziende sottoposte a verifica, hanno avuto modo di riscontrare diverse violazioni in ordine all’impiego dei lavoratori. Anche se formalmente i lavoratori erano stati assunti (ad eccezione di alcuni privi di contratto), di fatto non percepivano la paga prevista dalle norme vigenti, percependo in alcuni casi anche 3 euro l’ora.
Lo Sresal ha potuto constatare che nessuno dei lavoratori indossava i dispositivi di protezione, neanche coloro che utilizzavano i fitofarmaci così come disposto dai titolari. I lavoratori hanno dichiarato di non aver mai frequentato un corso di formazione per l’impiego di materiali tossici per la salute ed altamente pericolosi. Inoltre, tra i dati più gravi riscontrati, è emerso che alcuni magazzini ed immobili fatiscenti erano stati trasformati in abitazioni (sono in corso accertamenti sui probabili abusi edilizi) dove vivono abitualmente parte dei lavoratori, in particolar modo i rumeni ed i centro africani. I lavoratori venivano impiegati in totale assenza di condizioni di sicurezza e pagati in modo difforme rispetto a quanto indicato dai contratti di settore. In questo caso la gravità dei fatti riscontrata ha indotto agli investigatori ad arrestare i due titolari, in particolar modo per le condizioni disumane dei lavoratori che vivevano all’interno dell’azienda. I due titolari sono soci di tre aziende insieme ad altri due soggetti che sono stati denunciati in stato di libertà stante il fatto che hanno mantenuto una condotta meno grave rispetto agli altri soci pur approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori al fine di percepire somme di denaro.
Palermo, 20 apr. (AdnKronos) – Sono 14 gli operai, molti dei quali stranieri, rumeni, nigeriani, senegalesi, tunisini ma anche italiani, a denunciare i propri datori di lavoro arrestati all’alba di oggi per sfruttamento del lavoro. Due imprenditori sono stati arrestati e altri due denunciati. “Sono tutti concordi nel riferire circostanze tali da far emergere chiaramente le assurde condizioni di sfruttamento, dicono gli inquirenti. “Le aziende gestite da 4 persone si occupavano di coltivazione di piante e fiori, ma uno degli indagati, il padre di uno degli arrestati, si occupava di allevare mucche da latte – dicono gli investigatori – Al termine dei controlli effettuati da tutti gli enti intervenuti sono state comminate diverse sanzioni per i importi in corso di definizione stante la documentazione che i titolari dovranno esibire nei prossimi giorni”.
Sarà inoltre valutata la documentazione inerente le strutture destinate a civile abitazione delle aziende controllate; al termine dei controlli verrà valutato l’eventuale abbattimento da parte del Comune di Scicli. “La Polizia di Stato di Ragusa espleta un’altra attività di contrasto al cosiddetto caporalato, al fine di tutelare tanto i braccianti agricoli quanto le virtuose aziende presenti sul territorio. Quest’ultime sollecitano i controlli al fine di eliminare quell’illecita concorrenza che crea diversi danni economici a sfavore degli onesti e dei lavoratori”.
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