ASTI – “In data 13 novembre, alle 16 circa, tutti i detenuti (circa 40) ristretti nella Sezione A2 denominata Alta Sicurezza della Casa Reclusione di Asti, si sono rifiutati di rientrare nelle rispettive celle.
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“Dopo una lunga trattativa durata circa 4 ore e condotta dal Comandante del Reparto, coadiuvata da tutti i Poliziotti Penitenziari presenti, i detenuti hanno desistito dalla protesta e alle 20 circa, hanno fatto rientro nelle rispettive celle. Le ragioni della protesta, a dire dei detenuti, è dovuta al fatto che le televisioni in dotazione nelle rispettive celle sono vecchie e non si vedono bene.”
È quanto viene indicato nella nota inviata ai media dal Sindacato O.S.A.P.P.
A denunciare l’episodio, è il Segretario Generale dell’ O.S.A.P.P. (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) Leo Beneduci che dichiara : “Quanto avvenuto ad Asti è la riprova della riprova del fallimento dell’attuale politica penitenziaria in cui a fronte dell’incapacità dei vertici nazionali e regionali dell’amministrazione penitenziaria nel rendere concreto un servizio legato al trattamento dei soggetti reclusi assolutamente non disgiunto dalla sicurezza delle infrastrutture penitenziarie a farne le spese restano quei poliziotti penitenziari che continuano indefessamente a sacrificare la propria vita al servizio della legalità e della collettività.”
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“Peraltro, mai come in quest’ultimo periodo – conclude Beneduci – oltre agli infiniti episodi di violenza nel distretto penitenziario del Piemonte si è dovuta constatare l’inconsistente azione di un Provveditore Regionale dell’amministrazione che permane nella mera osservazione di eventi di indescrivibile gravità sia per la sicurezza e sia per le incolumità fisiche interne agli istituti penitenziari nonché per le condizioni di vivibilità della collettività legate al reingresso nella società di detenuti assolutamente non recuperati, senza assumere qualsivoglia debita iniziativa. Alla
politica quindi le decisioni rispetto ad una dirigenza penitenziaria che non appare da tempo in grado di assolvere ai propri obblighi istituzionali nonché la richiesta di riconoscimento della professionalità e dell’abnegazione espresse dai poliziotti penitenziari, pochi, mal retribuiti e persino malvestiti”.
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