TORINO – Nei giorni scorsi, i carabinieri della Compagnia Torino Oltre Dora hanno notificato un’ordinanza di applicazione della misura cautelare del divieto di dimora nel comune e nella provincia del capoluogo piemontese e dell’obbligo di presentazione quotidiano alla Polizia Giudiziaria emessa dal G.I.P. del Tribunale di Torino, nei confronti di 4 nigeriani, ma due componenti del gruppo sono ancora ricercati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di tre connazionali.
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Sono stati fermati la maman e uno dei suoi collaboratori rispettivamente di 31 e 22 anni. È stato dimostrato che il gruppo ha favorito l’ingresso in Italia delle ragazze con la promessa di un posto di lavoro ma la verità si è rivelata un’altra. Rinchiuse in una casa e costrette a uscire soltanto per prostituirsi, le donne erano terrorizzate e costrette a lavorare con la minaccia di malefici derivanti da riti voodoo, via Skype con il paese di origine, fatti da uno sciamano.
Le ragazze lavoravano in piazza Massaua e Lungo Stura Lazio e alla fine della giornata dovevano consegnare l’interno guadagno ai capi per ripagare il debito di 30.000 euro contratto per arrivare in Italia. L’attività investigativa ha svelato l’esistenza di un gruppo criminale ben organizzato in grado di reclutare giovani ragazze nella città di Benin City (Nigeria) e di organizzarne la trasferta a Torino con sosta nel porto di Tripoli (Libia) e nel Cie Napoli. L’inchiesta ha altresì individuato il ruolo decisivo svolto dalla maman che, dietro la minaccia di riti tribali, aveva il pieno controllo delle donne ricattandole di farle impazzire o di ucciderne i suoi familiari nel caso in cui i proventi del meretricio fossero sotto le attese.
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Le donne nigeriane vittime della tratta sessuale che emigrano non scappano dalle guerre o da regimi particolarmente repressivi, ma principalmente dalla povertà e dalla mancanza di futuro. Nella maggior parte dei casi partono con l’assicurazione di una nuova vita e di un lavoro che permetterà loro di ripagare il viaggio che hanno intrapreso. In questo meccanismo il rituale voodoo, fatto da uno sciamano o da un cosiddetto medico nativo, ha un ruolo fondamentale e si basa su un sistema di credenze fortemente radicato nel culto tradizionale.
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Pezzi di vestiti, di unghie, di capelli o di peli pubici sono mescolati alle gocce del sangue delle ragazze in un intruglio che poi le ragazze devono bere. Il rituale stabilisce una catena molto potente fra i trafficanti che finanziano il viaggio e le donne che devono ripagare quel viaggio con il loro “lavoro”. Il rituale fa anche in modo che una volta ridotte a schiave sessuali, le donne siano totalmente obbedienti, sottomesse e che non riescano a sganciarsi dalle organizzazioni da cui dipendono per paura delle ripercussioni su di loro o sulle loro famiglie.
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