In un’epoca tormentata, negli anni che precedono l’ecatombe della Seconda Guerra Mondiale, in un’Europa che si sta consegnando ai totalitarismi di destra e di sinistra, Carl Schmitt, studioso di teorie politiche e filosofo pubblica nel 1929 un testo nel quale si definisce ciò che è il politico.
Per trovare una connotazione originale della politica il pensatore tedesco utilizza le categorie di amico/nemico. Sulla base della distinzione amico/nemico è possibile tracciare i confini dell’azione politica, per cui chiameremo amico ciò che contribuisce a tenere insieme uno Stato e una comunità e chiameremo nemico lo Straniero, l’Altro contro il quale è necessario difendersi, e in casi estremi anche promuovere conflitti e guerre.
Il dualismo amico/nemico non ha una connotazione morale o estetica. Il nemico non è per forza di cose cattivo o brutto, ma è semplicemente estraneo, e come tale è una minaccia per !a coesione di una comunità. In un secondo momento, in funzione del grado di estraneità il nemico viene anche connotato come immorale, malvagio e persino repellente, brutto.
La teoria di Schmitt ebbe un grande successo nell’Europa che si piegava alle logiche dell’esclusione e della selezione razzista, ma ha trovato un terreno fertile anche in questo inizio di XXI secolo, nell’immaginario desertificato e impaurito dell’opinione pubblica dell’uomo massa.
La maggior parte dei consensi elettorali, infatti, sembrano indirizzati verso quelle forze politiche che utilizzano la contrapposizione, il conflitto, lo scontro verbale come strumento di propaganda. Il dualismo amico/nemico ha di fatto creato una regressione di tipo tribale all’interno dell’universo politico, e quei muri che erano crollati alla fine del secolo scorso, ed avevano alimentato la speranza in un mondo senza frontiere, sono stati rapidamente ricostruiti, non sulla base di visioni del mondo differenti, ma sulla logica della fobia generalizzata che accresce il disordine e il senso di insicurezza dei cittadini dell’Occidente.
Il risultato è che le cosiddette forze antisistema che hanno utilizzato la figura del nemico per ottenere consensi, incontrano notevoli difficoltà nel momento in cui devono assumere responsabilità di governo e direzione politica.
Come uscire dalla spirale della paura del Diverso? Sconfiggendo la paura e ricominciando il duro lavoro del pensiero che progetta e vede oltre i muri e non demonizza gli Altri, trattandoli come nemici.
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