ALPETTE – Grande affluenza domenica scorsa, 24 settembre, all’Alpeggio Musrai.
Ospite di questa nuova iniziativa dell’Associazione Culturale La Neve dell’Ammiraglio in collaborazione con Davide Gamba, Mondadori Book Store, vincitore della 71esima edizione del Premio Strega, Paolo Cognetti.
Un posto incantato il Musrai, l’alpeggio che da qualche anno è curato dai componenti del sodalizio, che cercano di risollevare non solo curandolo, ma anche organizzando eventi di rilievo, come quello di domenica scorsa.
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Paolo Cognetti ha presentato il libro “Le Otto Montagne”. La montagna non è solo neve e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli ma è un modo di vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio, tempo e misura.
Il romanzo di Cognetti è ambientato tra una vetta e una baita e racconta di una storia di amicizia.
Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po’ scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, e farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l’orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia.
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Quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà tutte le estati in quel luogo «chiuso a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l’accesso» ma attraversato da un torrente che lo incanta dal primo momento. E lì, ad aspettarlo, c’è Bruno, capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole: ha la sua stessa età ma invece di essere in vacanza si occupa del pascolo delle vacche. Iniziano così estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri più aspri. Sono anche gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, «la cosa più simile a un’educazione che abbia ricevuto da lui».
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Perché la montagna è un sapere, un vero e proprio modo di respirare, e sarà il suo lascito più vero: «Eccola lì, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino». Un’eredità che dopo tanti anni lo riavvicinerà a Bruno. Un libro magnetico e adulto, che esplora i rapporti accidentati ma granitici, la possibilità di imparare e la ricerca del nostro posto nel mondo. Una storia di padri e figli, di abbandono della civiltà, di libertà della vita selvatica.
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