TORINO – Ennesimo episodio critico tra le sbarre di un carcere piemontese, Regione che ha ormai raggiunto l’allarme rosso.
Teatro del nuovo evento critico è il carcere di Torino, come spiega il Segretario Regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE Vicente Santilli: “Registriamo ancora eventi critici al penitenziario di Torino. Venerdì mattina, presso il padiglione C del carcere, è stato rinvenuto un telefono cellulare di piccole dimensioni. Durante una perquisizione il cellulare è stato rinvenuto in una parte superiore al di sopra del blindo della camera detentiva, occupata da un detenuto di nazionalità peruviana. A nostro avviso appaiono indispensabili, nei penitenziari per adulti e per minori, interventi immediati compresa la possibilità di “schermare” gli istituti penitenziari al fine di neutralizzare la possibilità di utilizzo di qualsiasi mezzo di comunicazione non consentito e quella di dotare tutti i reparti di Polizia Penitenziaria di appositi rilevatori di telefoni cellulari per ristabilire serenità lavorativa ed efficienza istituzionale, anche attraverso adeguati ed urgenti stanziamenti finanziari. Ma, nonostante le costanti e quotidiane denunce del SAPPE, ci sembra che l’Amministrazione Penitenziaria ed il Ministero della Giustizia hanno altro a cui pensare… Anche per questa una delegazione del SAPPE Piemonte manifesterà a Roma il prossimo 19 settembre, in piazza Montecitorio davanti alla Camera dei Deputati, nella manifestazione nazionale di protesta che il SAPPE e tutti gli altri Sindacati della Polizia Penitenziaria hanno proclamato per denunciare lo stato di irreversibile abbandono nel quale è lasciato il Corpo di Polizia Penitenziaria ed i suoi appartenenti”.
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Donato Capece, segretario generale del SAPPE, è netto nella denuncia: “Non ci si ostini a continuare a vedere le carceri con l’occhio deformato dalle preconcette impostazioni ideologiche, che vorrebbero rappresentare una situazione di normalità che non c’è affatto. Gli ultimi governi italiani hanno sbagliato tutto sulle tematiche penitenziarie, consegnando le carceri in mano ai detenuti con la vigilanza dinamica ed il regime penitenziario aperto e abbandonando a loro stessi i poliziotti penitenziari. E a nulla sono serviti gli Stati Generali sull’esecuzione penale (dove qualcuno avrebbe voluto addirittura inserire come esperti condannati con sentenze passate in giudicato….), che si sono rivelati un palliativo inefficace ed inutile rispetto alla drammaticità della situazione. Non sono serviti a nulla, se non a dare visibilità a chi evidentemente nulla sa di carcere e detenuti (e men che meno di Polizia Penitenziaria, che infatti non aveva alcun suo appartenente a presiedere uno dei tanti tavoli tematici degli Stati Generali)… Questi ‘professori’ che conoscono il carcere solamente sui libri devono capire che le celle delle carceri devono stare chiuse: altrimenti si consente ai detenuti di girare per le sezioni detentive tutto il giorno senza fare nulla, a tutto discapito della sicurezza e della incolumità dei poliziotti penitenziari. Se lo mettano bene in testa: e se stessero una settimana al fianco di un Agente di Polizia Penitenziaria in prima linea nelle sezioni detentive di un qualsiasi carcere italiano lo comprenderebbero meglio”.
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“Il sistema delle carceri non regge più”, conclude il leader nazionale del SAPPE. “Sono state tolte, ovunque, le sentinelle della Polizia Penitenziaria sulle mura di cinta delle carceri, e questo è gravissimo. I vertici dell’Amministrazione Penitenziaria hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali. Mancano Agenti di Polizia Penitenziaria e queste sono le conseguenze. E coloro che hanno la responsabilità di guidare l’Amministrazione Penitenziaria si dovrebbe dimettere dopo tutti questi fallimenti“.
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