TORINO – Si è spaccato il cambio.
È accaduto ieri mattina, venerdì 7 aprile, ad un bus della linea 52, in corso Turati angolo Sommelier, di fronte alla direzione Gtt.
Quando è avvenuto il guasto il pullman aveva terminato le corse e stava rientrando. Alcune persone hanno dovuto spingerlo per togliere l’ingombro che è stato poi trainato in deposito nel primo pomeriggio.
Questo è uno dei motivi per cui i dipendenti Gtt protestano: il settore tecnico in fallimento.
Nello specifico: la scarsa disponibilità dei ricambi, il personale viene invitato a cannibalizzare i veicoli per rattopparne degli altri; mancano i ricambi per eseguire le lavorazioni programmate, mettendo così a rischio l’efficienza del motore; i mezzi aziendali vecchi e spesso mandati in servizio nei limiti di sicurezza, danneggiando la salute degli autisti e mettendo a rischio anche la vita degli utenti, vedi il numero significativo di incendi.
“Qualcuno sta pensando addirittura di affidare le revisioni dei carrelli delle vetture 2800 a ditte esterne per sopperire alla mancanza dei ricambi. – Affermano Faisa Cisal e Fast-Confsal, che hanno già in previsione un nuovo sciopero – Ma è una soluzione diventare debitori nei confronti di nuove ditte? E i nostri tecnici cosa faranno? Già oggi esistono settori che per mancanza di ricambi si inventano come ottimizzare il proprio lavoro. E’ necessario un serio progetto e fermare questa insostenibile gestione. Un’attività di make or buy poco trasparente e poco incisiva! Sarebbe utile a nostro parere realizzare una commissione paritetica dove coinvolgere il sindacato e quindi i lavoratori per dare il Nostro prezioso contributo. Questa proposta viene respinta, come mai? Quale sarà l’oscura verità?”
I Sindacati precisano che esiste anche un problema di personale:
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“Dal mese di gennaio i dipendenti delle ditte esterne non hanno disponibilità dei dpi, lavorando in modo rischioso per se e per i dipendenti GTT che lavorano gomito a gomito con loro. Le officine sono al collasso, le strutture sono trascurate, sporche e senza manutenzione. Il personale è sotto organico – proseguono – e quello che sopravvive, tra mille peripezie, subisce un vergognoso sotto inquadramento discriminante, pur avendo acquisito da anni la professionalità.
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Nelle officine viene utilizzato un accordo ferie realizzato nel 2012 con un numero ormai diverso di risorse e condizioni di lavoro differenti. Se da un lato ci troviamo obbligati a consumare le ferie entro il 31 dicembre di ogni anno, dall’altro l’Azienda manifesta ostruzionismo a concedere ferie e addirittura prova a dissuadere i colleghi dal fare donazione sangue, infischiandosene dell’art.36 della Costituzione Italiana, del D.lgs 8 Aprile 2003, n. 66 e dell’integrazione del D.lgs 19 Luglio 2004, n. 213. E poi ancora, – concludono – accordi non rispettati, un progetto sui magazzini che non funziona, crescite professionali negate e indennità dimenticate che spesso costringono i lavoratori a rivolgersi ai tribunali, dinamiche dispendiose, che più delle volte sarebbero risolvibili con una giusta concertazione tra azienda e sindacato e l’utilizzo di corrette relazioni industriali.
Non si può più far finta che tutto vada bene!!! Chi ha la facoltà di gestire ha anche il dovere di fronteggiare ad una situazione che rischia il collasso!”
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