BORGARO TORINESE / VENARIA REALE – Incontro informativo ieri sera a Borgaro Torinese per affrontare il problema dei roghi tossici nei campi nomadi nonché la sicurezza sulla linea 69: adulti e giovani che devono subire le angherie e talvolta veri e propri reati da parte di ragazzini rom.
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Un problema quello dei roghi che va avanti ormai da anni e che da anni si ripercuote sulla cittadinanza di Borgaro, Venaria e Torino, che non intende più accettare una situazione di questo tipo, così come non intendono più accettarlo le amministrazioni dei Comuni coinvolti. Ed è proprio per discutere apertamente della questione che i consiglieri del Movimento Cinquestelle, Cinzia Tortola e Alessandro Carozza, hanno organizzato quest’incontro.
«Non intendiamo più tollerare lo stato di degrado di questo campo– afferma la vice Sindaco Federica Brudisso – che ha dato problemi fin dalla nascita e che si sono amplificati negli ultimi anni. Problemi che si sono ripercossi negli ultimi anni.»
Un’altra problematica riguarda la linea 69, dove sovente gli utenti sono infastiditi da piccoli nomadi che talvolta compiono dei veri e propri reati.
«Il Comune si è impegnato finanziando il progetto “City Angels” per la sicurezza sui pullman nei giorni scolastici dalle 13 alle 15, per cercare di dare una risposta ai cittadini. Ma siamo ben consci che il problema non è nostra ma si ripercuote inevitabilmente su di noi.»
E per quanto riguarda i roghi, sottolinea: «È inutile effettuare blocchi delle auto quando poi si respirano i fumi dei roghi. Questi campi sono abusivi, non si capisce come siano nati e non abbiamo più intenzione di far finta di niente. Non siamo noi a doverlo risolvere, vogliamo capire quali sono le intenzioni di Torino. Borgaro si trova tra le due terre dei fuochi: il campo di via Germagnano, che continua a bruciare tutti i giorni, e quello di strada dell’aeroporto.»
Di analogo parere Roberto Falcone, sindaco di Venaria Reale.
«Il problema riguarda una grossa parte di cittadinanza – afferma – e si trascina ormai da trent’anni. Non è una questione di facile soluzione e deve essere affrontato in modo integrato tenendo contro dell’inserimento di questi nomadi, tra cui molti bambini, che sono italiani e quindi, non possono, come ha detto qualcuno, essere rimpatriati, ma devono vivere qua.»
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