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CASTELLAMONTE – Edmond: “Mio figlio ha un nome, non si chiama ragazzo di colore”

Il padre di Jonathan, il giovane vittima di insulti razzisti durante una partita di calcio, racconta l'episodio

 

CASTELLAMONTE – Siamo nel 2017, eppure accadono ancora tristi e deplorevoli episodi di razzismo.

Come è accaduto sabato scorso a Jonathan, un giovane di quasi 16anni, originario del Burkina Faso ma cittadino italiano, durante un torneo di calcio giovanile a Castellamonte contro una squadra della Valle d’Aosta.

A raccontarci l’accaduto, il padre, Edmond Traore.

«Ho voluto che il nome di mio figlio fosse scritto come risposta ai giornali che usano il termine “ragazzo di colore”. È la seconda volta che capita un fatto del genere – racconta il padre – solo che la prima volta non me l’ha raccontato. Questa volta invece, rientrato a casa, l’ho visto così triste, e gli ho chiesto cosa fosse capitato. Un giocatore della squadra avversaria lo ha insultato in modo pesante e razzista, per due volte. Jonathan si è arrabbiato e ha fatto un fallo sul difensore avversario e l’arbitro gli ha dato il cartellino giallo. Jonathan allora si è avvicinato all’arbitro che gli ha detto di calmarsi e di pensare a giocare. Lui , a quel punto, ha deciso di lasciare il campo togliendosi la maglia. Il ragazzo avversario finita la partita è andato a scusarsi con lui. Nonostante la rabbia e il dolore Jonathan l’ha perdonato. È terribile che oggi capitino ancora queste cose. Sembra quasi che sia stato Jonathan ad essere colpevolizzato perchè ha lasciato la partita. Come se fosse quella la cosa grave.»

Invece la cosa davvero grave, è che una persona debba subire insulti razzisti, e gli adulti non facciano niente per fermare queste cose.

«I figli vanno educati – continua Edmond – il problema non è cosa da poco. Ad oggi non ho ancora ricevuto una telefonata dai dirigenti. Come se non fosse accaduto niente di che. Mio figlio è stato insultato pesantemente, insulti cattivi e razzisti. In questo periodo delicato che sta vivendo l’Italia, si deve fare tutto il possibile perchè queste cose non accadano più.»

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Anche Edmond Traore ha la cittadinanza italiana. Una famiglia per bene, che vive in Canavese. Una famiglia come le alre. Jonathan eccelle nei voti a scuola, ha vinto concorsi di poesie, scrive e parla italiano meglio di tanti italiani di origine. Eppure deve sopportare insulti di questo genere? Per quale motivo? Il ragazzino avversario si è scusato, ma questa, nonostante il perdono di Jonathan è una ferita che non si chiuderà, specie in un ragazzino di 16 anni ancora da compiere. E finchè gli adulti continueranno a fare finta di niente, le cose non miglioreranno.

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Nessuno ha il diritto di insultare qualcun altro per la pelle, la religione, le idee o il fisico. Bisogna essere sempre fieri di sé stessi, perchè nessuno merita di essere calpestato così, né da chi offende né da chi fa finta di nulla.

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