giovedì 13 Febbraio 2025
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ALESSANDRIA – Perquisizione in carcere: polizia penitenziaria trova telefono cellulare in una cella

ALESSANDRIA – Fruttuosa perquisizione in carcere dopo l’evasione di ieri dalla Casa di Reclusione di Alessandria.

Gli uomini della Polizia Penitenziaria hanno esaminato e perquisito ogni anfratto della Casa di Reclusione alessandrina. A darne notizia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE. “A seguito dell’evasione del detenuto albanese è scattata una perquisizione nei vari locali dell’istituto; all’interno del reparto “trattamento avanzato” in regime di vigilanza dinamica è stato rinvenuto un telefono cellulare di piccole dimensioni ben occultato dietro ad un radiatore dei termosifoni del reparto”, spiega il Segretario regionale SAPPE del Piemonte Vicente Santilli.

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Donato CAPECE, segretario generale del SAPPE, sollecita Ministro e Capo DAP a intervenire,: “Quello di Alessandria è l’ennesimo rinvenimento di telefoni cellulari in una cella di un carcere italiano. Il Ministero della Giustizia ed il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria dovrebbero con urgenza predisporre un piano di intervento finalizzato a contrastare questa drammatica realtà. Nonostante i vari controlli, molti cellulari riescono ad arrivare tra le sbarre, ponendo quindi la necessità di trovare soluzioni, tecnologiche e non, per ovviare al problema”.

Con riferimento all’evasione di Alessandria, anche alla luce di una nuova fuga di detenuti dal penitenziario di Frosinone, Capece è netto nella denuncia: “Il sistema delle carceri non regge più, è farraginoso, e le evasioni – due in meno di 24 ore, ad Alessandria e Frosinone – ne sono la più evidente dimostrazione . Sono state tolte, ovunque, le sentinelle della Polizia Penitenziaria sulle mura di cinta delle carceri, e questo è gravissimo. I vertici dell’Amministrazione Penitenziaria hanno smantellato le politiche di sicurezza delle carceri preferendo una vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, con detenuti fuori dalle celle per almeno 8 ore al giorno con controlli sporadici e occasionali. Mancano Agenti di Polizia Penitenziaria e queste sono le conseguenze. E coloro che hanno la responsabilità di guidare l’Amministrazione Penitenziaria si dovrebbe dimettere dopo tutti questi fallimenti. Rifuggiamo il sospetto che possa esserci un “disegno” che porta alla destabilizzazione della sicurezza, forse finalizzato ad abolire 41 bis ed ergastolo ostativo… Noi non facciamo la politica dell’esecuzione penale ne vogliamo intrometterci ma non possiamo accettare di fare da capro espiatorio in questa disfatta dello Stato all’interno delle carceri. La Polizia Penitenziaria fa fino in fondo il proprio dovere: le responsabilità dunque vanno cercate altrove!”.

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“Ora bisogna catturare gli evasi, il detenuto di Alessandria e quello di Frosinone, un boss della camorra appartenente al clan Belforte, ma contiamo ogni giorno gravi eventi critici nelle carceri italiane, episodi che vengono incomprensibilmente sottovalutati dall’Amministrazione Penitenziaria. Ogni 9 giorni un detenuto si uccide in cella mentre ogni 24 ore ci sono in media 23 atti di autolesionismo e 3 suicidi in cella sventati dalle donne e dagli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria. Aggressioni risse, rivolte e incendi sono all’ordine del giorno e i dati sulle presenze in carcere ci dicono che il numero delle presenze di detenuti in carcere è in sensibile aumento. Ed il Corpo di Polizia Penitenziaria, che sta a contatto con i detenuti 24 ore al giorno – anche quando tutti gli altri che si interessano di carcere poche ore al giorno o a settimana dormono -, ha carenze di organico pari ad oltre 7.000 Agenti. Solo nel 2016 abbiamo contato 6 evasioni da istituti penitenziari e 23 da detenuti ammessi a lavorare all’esterno”.

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“Le evasioni dalle carcere di Alessandria e Frosinone hanno responsabilità ben precise. Cercate i colletti bianchi. Da quando sono stati introdotti nelle carceri vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto sono decuplicati eventi gli eventi critici in carcere”, conclude il leader del SAPPE. “Se è vero che il 95% dei detenuti sta fuori dalle celle tra le 8 e le 10 ore al giorno, è altrettanto vero che non tutti sono impegnati in attività lavorative e che anzi trascorrono il giorno a non far nulla. Ed è grave che sia aumentano il numero degli eventi critici nelle carceri da quando sono stati introdotti vigilanza dinamica e regime penitenziario aperto. Nell’anno 2016 ci sono infatti stati 39 suicidi di detenuti, 1.011 tentati suicidi, 8.586 atti di autolesionismo, 6.552 colluttazioni e 949 ferimenti. E quella di Frosinone, come ieri quella di Alessandria, è una evasione annunciata che si sarebbe potuta evitare se fossero state ascoltate e raccolte le denunce del SAPPE”.

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