RIVAROLO CANAVESE – L’Associazione Non Bruciamoci il Futuro, esprime contrarietà circa il rinnovo dell’autorizzazione della Centrale a biomasse, concessa dalla Città Metropolitana. E lo fa attraverso un comunicato che pubblichiamo qui interamente:
“Senza tener conto del motivato parere contrario del Comune di Rivarolo, ne prendendo in considerazione le numerose osservazioni fatte dall’Associazione NBF, ma sulla base del parere favorevole dell’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale), la ex Provincia (ora Città Metropolitana) ha autorizzato per i prossimi 15 anni l’esercizio della Centrale a biomasse di Rivarolo.
Siamo amareggiati non tanto e non solo per questa nuova autorizzazione, ma per il fatto che essa non contiene tutte le precauzioni che avrebbe richiesto una Centrale a biomasse collocata all’interno del centro abitato di Rivarolo e che, a quanto pare, è un caso unico in Italia.
Avevamo ripetutamente richiesto, in subordine al diniego, che almeno la nuova autorizzazione recepisse pienamente le linee guida (D.M. 10 settembre 2010), che venisse prescritto l’utilizzo esclusivo di legno vergine come combustibile e che venissero sciolti tutti i dubbi circa il sistema di rilevamento fumi al camino.
Da una prima lettura di questa nuova autorizzazione emergono forti criticità:
– Appare dubbio il rispetto degli indici di rendimento (PES e LT) richiesti dalle linee guida affinché un impianto possa considerarsi operante in assetto cogenerativo, causa la limitatezza della attuale rete di teleriscaldamento unitamente al massimo prelievo del vapore consentito dalla turbina.
– Nella combustione del legno vergine la presenza nei fumi e ceneri di acido cloridrico è modesta, pertanto il suo monitoraggio in continuo rappresenta un indicatore affinché non venga bruciato altro (possibili formazione di diossine, IPA, ecc). Viene prescritto per quasi tutti gli impianti simili che sono stati autorizzati dalla Provincia di Torino e non si comprende la ragione per cui viene escluso l’impianto di Rivarolo. Avendo riscontrato il 16/04/2014 significative presenze di acido cloridrico nei fumi al camino, Arpa ne richiedeva il monitoraggio in continuo, come risulta dal verbale della prima Conferenza dei Servizi. Di seguito la Società produce delle misure, effettuate da una Ditta privata, dalle quali risulterebbero bassi valori di acido cloridrico ed in considerazione degli elevati costi di adeguamento (circa 60.000 euro), chiede di essere esentata da tale monitoraggio in continuo. Richiesta che viene poi accordata da Arpa e Città Metropolitana.
– Invece è stata ritenuta non necessaria la richiesta del Consulente del Comune (Politecnico di Torino) di valutare l’introduzione di un sistema in grado di abbattere ulteriormente gli ossidi di azoto.
– L’unica valutazione positiva riguarda l’introduzione di nuovi limiti per le polveri emesse al camino che passano da 30 a 10 mg/m3 orari (5 mg/m3 giornalieri). Pertanto, una volta superati tutti i dubbi circa il sistema di rilevamento e le numerose e delicate fasi transitorie per le quali ancora non sono previsti limiti, potremmo esser certi di poterne beneficiare.
Riteniamo nel complesso molto negativa questa nuova autorizzazione basata su promesse di fare in futuro quello a cui sin’ora non si è ottemperato, che non prevede l’esclusivo utilizzo di legno vergine come combustibile e lascia aperti tutti i dubbi che da tempo abbiamo manifestato.
Di sicuro continueremo a mantenere alta l’attenzione su questo impianto.”
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