LEINI – Sono arrivati nel cuore della notte in quella che, per i prossimi 18 mesi, sarà la loro nuova casa: casa Ferrero, la cascina acquistata otto anni fa dalla parrocchia per diventare un pezzo di oratorio e che, dopo anni di disuso, è diventata l’abitazione nella quale la famiglia siriana potrà ricominciare una nuova vita.
Lontano dalle bombe, dalla guerra, dalla violenza.
I migranti, due nuclei familiari per un totale di 10 persone, sono giunti in città grazie al progetto di accoglienza predisposto dalla parrocchia, in collaborazione con la pastorale Migranti e con il Progetto Colomba. E propri i volontari che operano in questo corpo di pace hanno accompagnato Yahya Momla e la sua famiglia fuori dal Libano, dove hanno vissuto negli ultimi anni, e attraverso un corridoio umanitario li hanno scortati, con un viaggio di due giorni, a Leinì.
«Questa famiglia ha vissuto in prima persona gli orrori della dittatura – spiega Alessandro Ciquera, del Progetto Colomba – Uno di loro è stato incarcerato per due settimane, torturato, solo per aver criticato la dittatura che governa quel paese da 40 anni. Tutti loro hanno conosciuto la paura, le bombe. Sono stati costretti a fuggire in Libano, e a sperare di non essere arrestati perché non potevano permettersi di rinnovare il permesso di soggiorno. Anche il figlio più piccolo, prima ancora di nascere, è stato ricercato dalla polizia sulla base di accuse inventate. Ora per loro inizia davvero una nuova vita».
Per i piccoli è previsto l’inserimento nelle scuole materne: per gli adulti, invece, il progetto prevede opportunità lavorative affinché possano acquistare una loro autonomia economica e abitativa. «Ma per ora li lasceremo un po’ tranquilli – commenta il parroco, don Pierantonio – perché possano abituarsi a questa nuova realtà, e possano iniziare a dimenticare l’orrore e la paura».