storytelling
Rubrica a cura di Fulvio Rogolino
presenta
I DUPLICATORI
Alla ricerca delle Eccellenze
short stories – EPISODIO 2
© Copyright by Fulvio Rogolino, 2015
In un altro mondo, in un altro tempo
Pietro si svegliò lentamente, non che avesse dormito a lungo e bene, ma la sensazione di riemergere finalmente in pace da un ciuffo di ore trascorse in continua tensione lo cullò per un po’ anche se lui sperò fino all’ultimo potesse continuare per sempre. Non lo attirava affatto l’obiettivo di alzarsi, vestirsi e riprendere contatto con la realtà quotidiana. Eppoi, si domandò affondando la testa nel cuscino, con quale realtà? Poteva ancora definirsi, almeno per lui, quotidianità di sempre quel continuum di esistenza che si era spezzato con l’apparizione di…come accidenti si chiamava, ah sì, di VEL e KA?
Accese il telefonino che gli rimandò quasi subito il segnale acustico di alcune chiamate. Vide che compariva più volte il nome di Delia e una volta sola un numero non registrato in rubrica. Basta, pensò, devo alzarmi e, all’istante, infilò una tuta e si diresse in bagno. Da lì a qualche ora sarebbe continuata la sua giornata.
Le strade erano in movimento, uomini e donne camminavano per raggiungere un luogo di arrivo, folate di vento creavano piccoli mulinelli con batuffoli di polvere e pallottoline di carta. Quando Pietro uscì di casa, quel numero non registrato aveva chiamato un’altra volta, sicuramente nel tempo delle sue abluzioni e con il cellulare in modalità silenziosa. Fu tentato di richiamarlo, poi di sentire Delia, ma non fece nulla di fatto e si incamminò automaticamente verso il bar dove lo aspettavano un caldo caffè e una brioche. Nel breve percorso pensò ancora al Duplicatore, questa misteriosa figura aliena che in parte gli aveva svelato la propria missione, trovare persone con grandi capacità manuali e ideative per indurle a creare insieme entità uguali da trasferire in un altro mondo e in un altro tempo.
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Un numero sconosciuto di telefono. Con quale altro mistero iniziava il giorno?
Seduto a un tavolino e con un giornale davanti, Pietro continuava a sorseggiare il caffè. I suoi occhi scorrevano i titoli, ma non li leggevano perché l’attenzione era altrove, a VEL e KA che aveva sperato e temuto di ritrovare nel locale e a quel numero di telefono che anche solo dal display gli trasmetteva un po’ di ansia.
Al terzo lancio dello sguardo sulla strada, sul tavolino il suo cellulare cominciò a vibrare e riapparve la sequenza dei numeri sconosciuti. A questo punto, deglutì a vuoto nervosamente e rispose.
«Pietro?».
«Sì».
«Sono Elisa».
«Ti conosco? Chi ti ha dato il mio numero?».
«Ascoltami, sono una che si è iscritta alla tua agenda delle nuove arti. Ho preso il tuo numero sulla scheda di adesione che mi hai inviato e…».
«Aspetta… aspetta…» la interruppe Pietro «Ti dico subito che ora non posso controllare se tutto è a posto e se sei stata inserita nell’elenco. Sono fuori con un cliente e quindi non pos…».
«Non me ne frega niente del tuo controllo» gli rispose la voce che ora appariva concitata «Ti ho chiamato perché per tutta la notte ho avuto, e a tratti la sento ancora, una voce nella testa che mi detta il tuo numero il tuo nome e mi spinge a chiamarti».
«Ma che cos’è, uno scherzo?» esclamò Pietro.
«Una voce nella testa? E che ti dà anche il mio cellulare? Dai, o sei fatta di primo mattino o dimmi chi ha
combinato lo scherzo. Dai, finiamola».
«Non è uno scherzo, Pietro. Devo riattaccare perché qualcuno sta bussando alla porta. Raggiungimi. Ti scrivo il mio indirizzo appena riattacco».
«Aspetta! Dimmi perché dovrei venire…», ma gli rispose il silenzio della comunicazione interrotta.
VEL e KA, il Duplicatore, aveva iniziato la propria missione…
Stava accadendo di nuovo. Maledizione, tutto tornava a sconvolgere i suoi ritmi naturali, pensò Pietro.
Come quando gli era uscito dall’aria, davanti ai suoi occhi, quella entità aliena, una doppia entità e che aveva voluto stabilire un contatto con lui. Si sentiva affannato e gonfio di ansia, ma ciononostante doveva andare a vedere che cosa stava succedendo di strano all’altro capo della telefonata che aveva ricevuto. Quella voce aveva risvegliato la sua continua e latente curiosità. Quando arrivò al portone, si mise a leggere i nomi sulla pulsantiera. Non trovò quello che cercava e allora decise di inviare un messaggio per farsi aprire. La serratura schioccò quasi subito e le ante iniziarono a separarsi. Al primo piano gli venne incontro una giovane.
«Ciao, Pietro. Vieni, entra…».
Elisa lo guidò, lungo uno stretto corridoio, fino a un ampio salone con una grande finestra, il suo laboratorio, pieno di fogli, di tele, di colori e di libri accatastati un po’ dovunque. Lo invitò a sedersi su un divano, colmo di cuscini di ogni forma e consistenza, con un gatto nero dall’aria annoiata stravaccato su alcuni di essi.
Poi gli indicò, in un angolo, qualcosa che giaceva, coperta da un panno giallo, su un cavalletto. Pietro non si sedette, ma andò subito a scoprire ciò che era stato nascosto. Con un gesto veloce tolse il panno e rimase di ghiaccio, mentre brividi di paura gli attraversarono la schiena. Anche la ragazza guardava terrorizzata, con le due mani a coppa serrate sulla bocca.
Sul cavalletto, l’immagine di VEL e KA, il Duplicatore, fissava Pietro dall’interno del quadro…
(continua)
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