INGRIA – Festeggiato il centenario di Ingria a memoria dei cittadini ingriesi

INGRIA – Una lunga, ricca e intensa estate per Ingria, tra la festa Francoprovenzale del 12 agosto e la Sagra della Patata di sabato 22, un’affluenza di turisti record, ovvero una stima di circa 800 persone per il primo evento e di 200 per il secondo.

Numeri che hanno fatto rivivere agli anziani di Ingria i ricordi di un tempo, quando tra il Capoluogo e le Frazioni si superava agevolmente il migliaio di persone: statistiche da inizio del ‘900 insomma, gli stessi anni che narrano la nascita del primo protagonista di questo articolo, il centenario Renato Bianco Levrin, che l’Amministrazione Comunale di Ingria ha voluto premiare con una pergamena completa di dedica:

A memoria dei cittadini ingriesi mai questo Comune aveva avuto modo di festeggiare un centenario

Mestiere “magnin”, ma soprattutto lattoniere e poi durante la Seconda Guerra Mondiale meccanico per l’aviazione dell’esercito, classe 1915: la vita di Renato Bianco Levrin non è stata certo delle più semplici fin dalla nascita, quando nei primi tre anni dovette già sopportare la Prima Grande Guerra (seppur poi lui ammetta, alla domanda dell’intervistatore salito a piedi in Fraz.Mombianco, il Consigliere Comunale Andrea Cane, di avere a riguardo solo dei ricordi raccontati! E ci mancherebbe ancora!). La sua fedeltà a Mombianco dura quindi da ben 100 anni, dal lontano 1915 fino ai giorni nostri, dove assieme al figlio e ai nipoti sale ancora, rigorosamente con le sue gambe e solo con l’aiuto di un bastone, nella sua amata frazione ingriese. “A Torino non si resiste, fa troppo caldo!”, ci confida Renato. Ma la parola Torino, ricapita nei suoi discorsi anche quando alla nostra domanda su che squadra tifi, ci risponde così “Ai miei tempi si era tutti del Toro, quando c’era il Grande Torino di Capitan Mazzola, ovviamente perchè vinceva sempre! Ora va di moda essere dell’altra sponda (Juventus), ma sono altri tempi”.

E con un velo di tristezza ci ricorda anche che “negli anni quaranta si pensava solo a lavorare, c’era poco tempo per gli svaghi, e anche se la domenica pomeriggio era spesso l’unico momento libero della settimana, la stanchezza e gli impegni ti tenevano lontano dallo stadio.”
Infine Cesco (è il suo soprannome) ci rivela anche che “il giorno dello schianto a Superga, ero a Torino, abitavo ai piedi della collina, e sentimmo bene il rumore dello schianto, assordante, come il grigiore di quella giornata in cui si diffuse rapidamente la notizia che tutta la squadra era morta”.

I ricordi di Renato spaziano da argomento ad argomento, e con lucidità ci racconta della scuola elementare di Mombianco, dove passò i suoi primi anni di vita, tenuta in piedi proprio grazie a suo nonno, “che tanto si era impegnato per assicurare la residenza alla maestra di turno che veniva dalla pianura, alla quale, come secondo le direttive dell’allora Prefetture e Provviderati fascisti, gli stessi frazionisti dovevano assicurare cibo e riscaldamento”. Renato ci racconta anche di “quando tre partigiani spararono proprio dall’alto di Mombianco verso le truppe tedesche posizionate più a Valle verso il Capoluogo Ingriese, cosa che fece infuriare tanto i soldati nazisti che vennero su a piedi ad incendiare gran parte dei fienili e delle abitazioni di Mombianco”.

Tanti, tanti ricordi di una vita passata a lavorare soprattutto come lattoniere senza orari e le norme di sicurezza attuali: decenni passati anche ad accudire la moglie parzialmente inferma che lo lascerà poi vedovo nel 1977. Chiudendo la visita, gli anni settanta colgono anche la curiosità del nostro intervistatore, quando alla domanda della fatidica pensione, scherzando sul fatto che le nuove generazioni forse non la vedranno mai, Renato risponde che iniziò a percepirla esattamente 40 anni fa, proprio nel lontano 1975! Numeri che al giorno d’oggi ci possono far girar la testa e sorridere, testimoni di una vita emozionante che potrebbe diventare la trama di un film o la traccia di un libro, difficile da contenere tutta in un solo articolo: sicuramente possiamo confermare che negli ultimi 40 anni il nostro amico Renato non abbia solo percepito la pensione, ma si sia anche goduto i nipoti e abbia visto rifiorire la sua amata Ingria, con la Frazione Mombianco che da alcuni anni è dotata anche di una strada carrozzabile, mentre prima era stato sempre e solo possibile raggiungerla a piedi.

L’occasione delle feste estive ha dato l’opportunità alla Comunità ingriese di festeggiare anche Margherita Bizzo, ultrasettantenne di Settimo Torinese neoeletta Miss Patata 2015 , dopo una vita di estati e vacanze trascorse fedelmente nella sua amata Ingria insieme al marito Cesare. Margherita ha colto con molto stupore ed emozione questa sua elezione, ringraziando la Pro Loco per l’organizzazione della prima delle tre sagre ingriesi, che proseguiranno domenica 27 settembre con quella della polenta e termineranno il 25 ottobre con la tradizionale Castagnata, per la quale da quest’anno Ingria potrà fregiarsi anche del titolo di “Città del Castagno”, onorificenza pervenuta dall’iscrizione all’omonima Associazione Nazionale con sede a Castelnuovo di Garfagnana (LU).

Dalla redazione di ObiettivoNews un ringraziamento al Consigliere Andrea Cane per l’intervista.

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