ATTUALITÀ – Aumentano i suicidi sul luogo di lavoro e per alcune professioni – come tecnici addetti alla manutenzione e riparazione di mezzi (ad esempio meccanici), ufficiali di polizia, contadini, soldati, ma anche medici – il rischio è maggiore che per altre.
Lo rivela uno studio di Hope Tiesman, epidemiologo del National Institute for Occupational Safety americano.
Pubblicato sull’American Journal of Preventive Medicine, lo studio si è basato sull’analisi e il confronto di due set di dati su suicidi avvenuti tra 2003 e 2010 dentro e fuori il luogo di lavoro.
Ogni anno nel mondo quasi un milione di individui si toglie la vita. Secondo lo studio i suicidi sul luogo di lavoro avvengono con una ‘frequenza’ di 1,5 per milione di lavoratori contro una frequenza di suicidi fuori dal luogo di lavoro pari a circa 144,1 per 1.000.000 di persone. I casi di suicidio sul luogo di lavoro sono ben 15 volte più frequenti tra gli uomini che tra le donne; quasi 4 volte più frequenti tra i lavoratori anziani (65-74 anni) che tra i giovani (16-24 anni).
I ricercatori sono andati a indagare le professioni associate a maggior rischio suicidio: sono risultati più a rischio nell’ordine ufficiali di polizia, pompieri, detective, soldati, contadini, pescatori e forestali, tecnici riparatori, camionisti, manager, operatori finanziati, addetti alle pulizie.
Secondo gli epidemiologi – poiché all’incirca l’84% dei suicidi è commesso con armi da fuoco – la più facile disponibilità di armi tipica di certe professioni (esercito, polizia etc) rende il rischio suicidio di per sé maggiore per quelle professioni; ma anche fattori di stress insiti in certi lavori possono incidere parecchio sul rischio.
”Il lavoro definisce ampiamente l’identità di una persona e fattori di rischio tipicamente legati al suicidio quali depressione e stress possono essere fortemente influenzati dal luogo di lavoro”, spiega Tiesman; avere un quadro delle occupazioni più a rischio può offrire nuove strategie preventive più mirate.
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