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FOGGIA – OPERAZIONE “ZERO IN CONDOTTA”

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FOGGIA– Ieri, 4 ottobre, nell’ambito dell’operazione “Zero in condotta”, i Finanzieri del Comando Provinciale di Foggia hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Foggia nei confronti di A. M. S., di anni 40 originaria di Lesina, in sostituzione di quella domiciliare già in atto dal 28 luglio 2014.

La sostituzione della misura si è resa necessaria in quanto gli investigatori della Brigata di Torre Fantine – coordinati dalla Procura della Repubblica di Foggia – hanno constatato nei confronti della principale indagata, A. M. S., ripetute e gravi violazioni alle prescrizioni inerenti la misura cautelare degli arresti domiciliari cui era sottoposta.

Come si ricorderà dalle investigazioni, ancora in corso, era emerso che alcuni “insegnanti di sostegno”, attualmente indagati (ben 56), scavalcavano – utilizzando documenti materialmente falsi per poi maturare indebiti punteggi – gli aventi diritto nelle graduatorie per l’assegnazione di incarichi di supplenza, allo scopo di ottenere, in maniera fraudolenta, l’assunzione in ruolo presso gli istituti scolastici.

La principale indagata, provvedeva, con la collaborazione tecnica del titolare di una cartoleria A. M. A. di anni 29 residente in Lesina (FG), alla falsificazione dei titoli in argomento ed alla successiva “vendita” ai docenti, dietro pagamento di importi sino a 14.000 euro ciascuno. Questi ultimi, inoltre, venivano anche “istruiti” sulle modalità di compilazione e di presentazione delle domande di messa a disposizione, nonché indirizzati sulla scelta degli istituti scolastici presso cui inoltrarle.

Dalle indagini sinora svolte è emerso un quadro illecito di particolare gravità, avuto riguardo:

  • alla delicatezza dell’attività didattica, rivolta a bambini, anche di tenera età. Per questi, infatti, era richiesta una docenza su sostegno – in ragione delle patologie da cui erano afflitti – da parte di insegnanti in possesso di un’idonea e specifica formazione e, quindi, muniti di adeguate competenze;
  • all’elevato numero di docenti indagati che – con sistematicità ed apparente facilità – sono riusciti a raggirare i sistemi di controllo ed a porre in essere le condotte truffaldine, a danno di “onesti” insegnanti che di contro vivono una situazione di precarietà lavorativa;
  • all’indebito esborso a carico del bilancio dello Stato per il pagamento degli stipendi a dipendenti che avrebbero dovuto fornire prestazioni qualificate;
  • al danno d’immagine subito dagli istituti universitari a nome dei qualivenivano materialmente intestati i falsi diplomi.
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