LEINÌ – Erano organizzati come una “piccola cosca mafiosa”, secondo i carabinieri, gli autori dell’incendio a una carrozzeria avvenuto a Leinì nel febbraio 2013.
Prima gli hanno incendiato la carrozzeria e un carro attrezzi; poi lo hanno minacciato di far fare “un botto solo” alla casa e alla moglie se non avesse consegnato loro 45mila euro. Una ‘maxirata’ senza possibilità di proroga e rateizzazione, da pagare entro tre giorni. Le indagini dei Carabinieri del Comando Provinciale di Torino, partite dopo l’incendio doloso, hanno portato all’identificazione di una banda composta da cinque persone, tutte di origine calabrese e siciliane.
Si erano organizzati con un direttore, un coordinatore operativo e due manovali, uno dei quali di 81 anni. Sono questi ultimi che hanno appiccato materialmente gli incendi. La commissione per fare il lavoro di recupero crediti era stata fissata, almeno all’inizio, in 5mila euro.
Gli arrestati (Gaetano Laurendino, classe 1933, originario di Palermo; Agazio Gagliardi, classe 1975, originario di Porto Salvo; Giuseppe Gagliardi, classe 1969, originario di San Lorenzo, Reggio Calabria; Awad Fahmy Salah El Din Awad, classe 1952, egizianoe Rosario Grillo, classe 1957, originario di Catania) sono accusati di concorso in incendio aggravato e tentata estorsione continuata.
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