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LEINI’ – Era stato picchiato da due clienti a Leinì, nel dicembre 2012 e non riusciva a darsi una spiegazione.
Solo in seguito, il tassista torinese, Massimo Calì, 42 anni, venne a sapere che il mandante dell’aggressione era una maestra elementare che si era inventata uno stupro e, additando l’autista come colpevole, lo aveva fatto picchiare dal fidanzato e dal fratello.
Oggi, in tribunale, la donna è stata condannata a due anni di carcere per calunnia, mentre al tassista, parte civile con l’avvocato Michele Polleri, è stato riconosciuto il diritto a un risarcimento e un acconto di novemila euro.
La maestra aveva anche presentato contro il tassista una denuncia per violenza sessuale, ma la sua storia, accuratamente controllata dal pm Livia Locci e dalla Polizia, era risultata essere il frutto di un’invenzione. Dopo dieci mesi, alla fine, lo ammise lei stessa, giustificandosi con l’angoscia causatale da una situazione sentimentale complicata.
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