CRONACA – Era composta da nove rom e otto italiani, tra cui un esperto in gas esplosivi di 61 anni, e un nobile di 70 anni, la banda specializzata in furti d’oro sgominata dai Carabinieri della Compagnia di Venaria.
Il nobile è accusato di ricettazione: la tomba di sua moglie, scomparsa nel 2004, fu profanata, e gli investigatori ritengono che quel furto fu fatto su commissione per rubare i gioielli della defunta, sepolta al cimitero di Corio.
Con i proventi della sua attività, illecita la banda finanziava attività lecite, come la gestione di alberghi e discoteche. Tra le altre anche una delle più conosciute a Torino, l’Hennessy. L’inchiesta, coordinata dai pm Paolo Cappelli e Roberto Furlan e condotta dai Carabinieri, ha portato in carcere 17 persone per numerose rapine a Istituti bancari e supermercati (facendone esplodere i bancomat e le casse continue con l’utilizzo di gas ed esplosivi), migliaia di furti seriali in appartamenti ( Torino, Nichelino, Cumiana, Rivoli, Grugliasco, Collegno, Chieri, Poirino, Moncalieri, Chivasso, Pianezza, Beinasco, Venaria e Caselle Torinese ) e ricettazione della refurtiva, soprattutto oro e gioielli.
I Carabinieri hanno sequestrato 11 ordigni esplosivi artigianali pronti per essere collocati nei bancomat e casse continue. L’ indagine prende lo spunto da una segnalazione pervenuta nel marzo 2012 dai dipendenti di una gioielleria di Venaria Reale, a seguito del sopralluogo “sospetto” di una coppia di giovani, finalizzato ad acquisire informazioni sul valore reale di una collezione di preziosi, piuttosto che non indirizzarsi alla ricerca di un oggetto in particolare.
Dagli accertamenti sviluppati dal dipendente Nucleo Operativo sono scaturiti due filoni di indagine speculari: il primo, ha portato a ricostruire in maniera minuziosa un sodalizio criminale dedito alla ricettazione di oro e preziosi, attraverso un percorso che passa dal furto degli oggetti di valore (tramite la complicità e la manodopera di persone di etnia “Rom” facenti capo alla famiglia Stojanovic che opera principalmente nei Comuni di Torino, Nichelino, Cumiana, Rivoli, Grugliasco, Collegno, Chieri, Poirino, Moncalieri, Chivasso, Pianezza, Beinasco, Venaria e Caselle Torinese) alla compravendita della refurtiva destinata a laboratori orafi e fonderie dell’alessandrino per la successiva trasformazione in lingotti d’oro.
Si tratta di vere e proprie operazioni finanziarie dal momento che la vendita di un chilo di oro permette di guadagnare circa 30mila euro, in considerazione del valore dell’oro di circa 30 euro al grammo; il secondo, concentrato sulla organizzazione e pianificazione di reati “predatori” aventi quale obbiettivo casse continue di supermercati e sportelli bancomat, mediante l’esplosione di ordigni ad alto potenziale.
La figura di spicco di questa seconda tranche è sicuramente il 61enne, Gabriele Benazzi, leader indiscusso nello specifico settore sia sotto il profilo della personalità che sotto il profilo dell’esperienza. Ben 30 i sopralluoghi accertati effettuati dagli indagati per la scelta dell’obbiettivo che viene diversificato in base alle condizioni ambientali e alle possibili vie di fuga. Anche il reperimento del materiale esplodente e il suo assemblaggio vengono “curati” in maniera scrupolosissima da Benazzi, che, miscelando clorato/nitrato di potassio, ossido di ferro e polvere di alluminio riesce a procurare l’esplosione e lo scardinamento della porta della cassa continua con un meccanismo di innesco tramite telefono cellulare direttamente applicato sulla “marmotta”.
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