RIVAROLO CANAVESE – Sipea, l’azienda che ha costruito la centrale a biomasse nell’area dell’ex Cotonificio Vallesusa, ha chiesto al Comune di Rivarolo un risarcimento di 54 milioni di euro.
Tutto nasce dalla contestazione avanzata dal Comune di Rivarolo alla Sipea, di “aver realizzato opere strumentali alla centrale per il teleriscaldamento su un terreno di cui non aveva la disponibilità essendo asservito a uso pubblico” (parte della caldaia, il deposito di cippato e la struttura “moving floor), ossia su una parte di area adibita a parcheggio.
I tecnici di Palazzo Lomellini avevano fatto la scoperta lo scorso marzo, e, alla conseguente comunicazione inviata dal Comune all’azienda, la Sipea aveva replicato con una serie di osservazioni che evidenziavano come, “allo stato attuale, non poteva ritenersi sussistere alcun asservimento pubblico dell’area”. Il Comune ha respinto le osservazioni presentate dall’azienda e concluso il procedimento amministrativo ritenendo che la società fosse “priva della necessaria disponibilità giuridica dell’area di sedime, che è assoggettata ad uso pubblico, delle opere realizzate ed in corso di esecuzione presso l’area di intervento in Rivarolo Canavese”.
La Sipea, a quel punto, rappresentata e difesa in giudizio dagli Avvocati Carlo Merani e Antonella Lauria, ha notificato ricorso al Tar Piemonte, con la richiesta di annullamento degli atti impugnati, e condanna del Comune, in caso di mancato annullamento, al pagamento della salatissima somma, di cui oltre 21milioni di euro relativamente ai costi sostenuti per la realizzazione della centrale, nonché oltre 32milioni di euro per i mancati guadagni derivanti dalla futura gestione.
La Commissione Straordinaria che amministra il Comune di Rivarolo (costituito in giudizio con il patrocinio legale dell’Avvocato Gianni Martino), ritiene di «aver operato nel rispetto della normativa vigente»
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